Un buon terreno di coltivazione deve presentarsi scuro, umido, soffice e ricco di materiale organico in decomposizione; è importante anche la presenza di una certa quantità di lombrichi. Per portare e mantenere il terreno nelle condizioni migliori è necessario fornirlo di letame o di materiale organico grossolano dove siano contenuti in quantità equilibrate i diversi elementi nutritivi.
Indice
Vangatura
Il terreno superficiale, generalmente più fertile, può avere uno spessore dai 5 ai 30 cm; tuttavia in vecchi giardini ben tenuti può arrivare fino a 60 cm di profondità; solitamente il terreno più profondo si distingue per il colore più chiaro. Il terreno superficiale deve essere mantenuto aerato e ben drenato; prima di seminare o di piantare va rastrellato con molta cura. Appena un terreno ha esaurito la vecchia produzione e resta inutilizzato, è necessario zapparlo, liberarlo delle eventuali ERBE INFESTANTI e arricchirlo con concime organico. È meglio non vangare attorno ad arbusti o alberi da frutto, poiché si potrebbe danneggiarne le radici; è invece utile distribuire attorno a essi del concime organico, facendo attenzione a che non sia troppo vicino ai fusti.
Differenti tipi di suolo
II terreno migliore è quello cosiddetto di medio impasto, contenente adeguate percentuali di sabbia, limo e argilla. Il terreno sabbioso risulta sciolto e leggero, richiede poche lavorazioni, ma percola e perde rapidamente l’acqua, tendendo pertanto a disseccare; necessita di abbondanti letamazioni, che ne aumentino il volume e favoriscano la ritenzione dell’umidità.
Il terreno argilloso è invece pesante, duro da lavorare e lento a scaldarsi. Le fini particelle di terra di cui è costituito aderiscono fortemente a formare robuste zolle, appiccicose quando sono bagnate, dure come pietre quando sono secche. Si tratta di un terreno ricco spesso di elementi nutritivi, ma scarsamente drenante, motivo per cui richiede integrazioni di concime organico; inoltre l’aggiunta di sabbia fine o di cenere e la calcitazione (vedi oltre) lo rendono piú friabile. Il terreno argilloso non va mai lavorato finché è bagnato, ma sarà necessario attendere che, almeno, non si attacchi piú agli stivali. I terreni argillosi vanno lavorati molto in anticipo, così che arrivino alla semina preparati e disgregati dai fattori ambientali.
Il terreno calcareo è generalmente leggero, rapidamente drenante ma appiccicoso quando è bagnato; richiede aggiunte periodiche di concime organico che ne aumentino il volume e integrino la disponibilità di elementi chimici.
Il terreno torboso è tendenzialmente incline a impregnarsi di acqua; è normalmente acido e povero di fosfati e potassio. Lo scavo di profondi fossi a distanze intervallate sul terreno, da riempire parzialmente o completamente con pietrisco o cenere, favorisce il miglioramento del drenaggio.
Calcitazione
Tutti i terreni, a eccezione di quelli calcarei, necessitano periodicamente di calcitazione (cioè di aggiunte di calcio o di carbonato di calcio) per evitare di diventare troppo acidi. La maggior parte delle piante cresce meglio in terreni neutri, in equilibrio tra acidità e alcalinità. Ii grado di acidità del terreno si misura su una scala detta del pH: un terreno neutro ha pH 7; se il pH è inferiore il terreno è acido, mentre se è superiore è alcalino. I terreni acidi sono quelli che richiedono la calcitazione, operazione che, attraverso meccanismi chimici, ne innalza il pH. Sono in commercio particolari apparecchi in grado di misurare il pH; questi strumenti sono tuttavia spesso poco precisi, variando i dati a seconda del luogo e delle stagioni.
Una normale calcitazione prevede la somministrazione di 225 g di calce per metro quadrato in terreno neutro; nel caso di terreni argillosi la dose va raddoppiata, mentre in terreni sabbiosi si riduce della metà. La distribuzione si può ripetere ogni 3 anni, alla fine di febbraio o all’inizio di marzo. Il calcio penetra rapidamente nel suolo ma non esplica subito il suo effetto; si deve fare attenzione a non sovracalcitare (particolarmente nei terreni acidi) poiché ciò può causare deficienze di ferro e di magnesio. È meglio non mescolare la calce con il letame o con altri fertilizzanti, poiché il calcio annulla l’effetto di molti elementi nutritivi in essi contenuti: la calce va pertanto distribuita almeno 1 o 2 mesi dopo la fertilizzazione. Nel caso il terreno sia eccessivamente alcalino, può essere utile aumentarne l’acidità aggiungendovi della torba.
Concimazione e fertilizzazione
Il concime organico non solo migliora la struttura fisica del terreno, ma ne aumenta anche le disponibilità chimiche per la nutrizione delle piante; i fertilizzanti chimici invece si limitano alla sola azione nutritiva: per questo motivo l’uso continuativo di fertilizzanti senza l’integrazione di letame può determinare un impoverimento della fertilità per il deterioramento della struttura del suolo. Non distribuire letame fresco direttamente sul terreno a meno che non lo si interri profondamente e si lasci la terra incolta per tutto l’inverno; esso è infatti troppo forte, tale da limitare o impedire la crescita delle piante. È consigliabile invece preparare un mucchio di letame da lasciar maturare, versandovi sopra periodicamente le acque di scolo, ricche di elementi nutritivi.
Il letame ben maturo può essere aggiunto al terreno al momento della vangatura, nella misura di circa un secchio ogni metro quadrato.
Rotazione delle colture
Le piante, a seconda della loro specie, utilizzano diversi tipi di elementi chimici presenti nel terreno; per questo motivo può essere opportuno ricorrere a rotazioni colturali, che alternino periodicamente sullo stesso terreno le diverse colture.